La nota catena di fast fashion, Zara, punta ad aumentare il fatturato grazie ad una strategia anti-marketing, ovvero lo Scarcity Marketing.
by Elia Tessari
Zara, nota catena di fast fashion, fattura oltre 30 miliardi all’anno spendendo solo lo 0.3%, di ciò che incassa con le vendite, nel marketing.
La strategia attuata dal marchio è chiara e molto conosciuta per chi lavora nell’ambito, ovvero lo Scarcity Marketing.
Cosa s’intende per Scarcity Marketing?
Il principio che sta alla base di questa strategia è puramente psicologico e si basa sul fatto che un consumatore attribuisce maggior valore alle cose che sono più difficili da raggiungere e che appaiono limitate ai propri occhi.
Zara, infatti, disegna, produce e vende i propri capi in sole due settimane fornendo un’assortimento limitatissimo. Grazie a questo, il noto brand riduce gli sprechi, ricorre meno all’utilizzo di scontistiche per vendere e riduce i costi di stoccaggio e logistica.
Tutta questa strategia porta ad un’idea di scarsità nella mente del consumatore, che si troverà in balia di effettuare una spesa “folle” senza ragionare, per paura che il capo di abbigliamento finisca.
Questa forma psicologica è dettata dalla legge “less is more” e coniata anche con il termine di FOMO (Fear of Missing). Una definizione che viene utilizzata soprattutto in ambito finanziario e descrive la paura che ha un investitore alle prime armi di rimanere fuori dal mercato e quindi di non riuscire ad investire in tempo.
I 4 pilastri dello Scarcity Marketing possono essere riassunti in:
- Esclusività: la scarsità viene realizzata non solo grazie ad un minor numero di prodotti acquistabili ma anche ad un innalzamento del prezzo ponendo barriere all’entrata del mercato.
- Rarità
- Urgenza
- Eccesso di domanda: formato dal pubblico per la paura di “restare fuori” dall’edizione limitata di un bene.
Tu cosa ne pensi di questa strategia? Può essere implementata anche nel tuo settore?